di Anna
Abagnale e Benedetto Santacroce
È prorogato fino al 30 giugno 2023 il regime Iva dello
split payment. Sebbene si resti in attesa dell'ufficialità della decisione di
esecuzione, la proposta della Commissione diretta a consentire la deroga è già
sul tavolo del Consiglio europeo (COM (2020) 242 finale del 22 giugno 2020).
I fornitori delle pubbliche amministrazioni, dunque,
possono restare tranquilli e prendersi tutto il tempo per adeguare i propri
sistemi di fatturazione. Nel frattempo possono continuare a fatturare in
“scissione dei pagamenti” senza correre rischi di evasione di imposta.
Anche se l'autorizzazione dal Consiglio Ue non dovesse
arrivare esattamente entro il 30 giugno (attuale termine di scadenza dello
split autorizzato dalla decisione UE 2017/784 del Consiglio del 25 aprile
2017), è noto che la Commissione non avvierà alcuna procedure di infrazione,
trattandosi di un caso in cui la proposta legislativa che renderebbe legittima
la condotta in questione (cioè l'emissione della fattura in split) è pendente
dinanzi al Consiglio (si veda la Comunicazione del 2016 sull'applicazione del
diritto dell'Ue).
L'esigenza di prorogare lo split payment, del resto, era
stata già segnalata dall'Italia con la lettera del 4 dicembre 2019 diretta alla
Commissione, che ne restringeva il campo alle cessioni di beni/prestazioni di
servizi nei confronti delle sole pubbliche amministrazioni. Successivamente,
con la lettera del 27 marzo 2020, è stato chiesto, invece, che l'ambito di
applicazione della misura continuasse a includere le operazioni effettuate sia
nei confronti delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni
centrali e locali sia nei confronti delle società quotate incluse nell'indice
Ftse Mib.
I motivi che spingono il nostro Paese verso questo regime
di fatturazione, che – si ricorda – trattandosi di una misura in deroga alle
regole ordinarie dell'Iva (articoli 206 e 226 della direttiva 2006/112/CE) non
può che avere il carattere della temporaneità, sono molteplici.In primo luogo,
il pacchetto delle misure previste al fine di contrastare frodi ed evasioni
Iva, costituito da fatturazione elettronica e trasmissione telematica dei dati
dei corrispettivi giornalieri, è in vigore da troppo poco tempo per consentire
una valutazione puntuale della sua efficacia.
Se si considerano poi le difficoltà connesse
all'adeguamento dei sistemi e modalità di fatturazione che i soggetti passivi e
le amministrazioni fiscali si troverebbero ad affrontare in un contesto già
provato profondamente dall'emergenza da Covid-19, è comprensibile che la misura
resti in piedi ancora per un po'. In tal modo si riducono anche i rischi di
avere effetti negativi nella lotta contro l'evasione fiscale e nella
riscossione dell'Iva, nonché sui costi amministrativi a carico dei soggetti
passivi nelle attuali circostanze di crisi.
Per leggere l’articolo completo consulta il
sito del Sole 24 ore del 25 giugno 2020.